«Perche e venuto da Mosca a fare il quadro alla Lollo?»

Enzo Rava

A COLLOQUIO CON JILIA GLAZUNOV, IL «GIOVANE ARRABBIAATO» SOVIETICO

L’imoprtanza delle belle donne – il bambino all’ «Ermitage» davanti ai quadri di Tiziano – I nostril numeri sono difficili e l’astrattismo e un dialetto bantu? – Lingua del cuore e lingua burocratica.

Ilya Glazunov e definito in Occidente «il giovane arrabbiato» della pittura sovietica. Che sia giovane non c’e dubbio, che sia pittore meno che meno; ma arrabbiato non lo sembra affatto: e cordiale, pronto al sorriso, schietto e immediato; e un entusiasta, questo si, e inoltre – un po’ come tutti gli artisti russi – impegnato fino agli occhi nei problemi ideologici. Il che non gli ha impedito di venire a Roma a fare il ritratto alla Lollo.

«Ma non e un po’ curioso – gli chiediamo – che uno si parta da Mosca per venire a fare il ritratto a Gina nostra?»

«E perche? – sorride. - E` una bellissima donna. Per una bella donna si fa questo e altro».

Parla in italiano e se la cava sufficientemente bene. Non ha ancora imparato i numeri, invece di cinquantasette, per esempio, dice cinque e sette; ma e bravissimo lo stesso; «L’ho studiato per tre mesi. Un’ora alla settimana soltanto, pero. D’altra parte sono pigro, e ho sprecato anche un po’ di quell’ora. Conclusione: mia moglie, che stave a sentire, parla benissimo l’italiano. Io, che lo studiavo, io stento parecchio».

Ma torniamo alla rabbia. Se arrabbiato non e (ne in senso corrente ne – che e questo poi – in senso ideologico) e vero per altro che lo si potrebbe definire «il giovane pittore che fa arrabbiare» i burocrati e gli accademici.

L’uomo normale

«Ma e vero – gli chiediamo – che era stata chiesta addirittura la sua espulsione dall’Unione Sovetica?».

«Beh, qualcosa del genere – ride. – Ma le assicuro che non fu il pubblico, a chiederla, bensi soltanto l’allora presidente dell’Accademia delle arti».

Fu in occasione delle prima mostra di Glazunov, nel 1957; una mostra privata, in un Club. Solo che dall’altra parte della strada c’era una mostra pubblica, dei pittori ufficiali. E il pubblico andava alla prima disertando la seconda. Ci andava cosi numeroso ed entusiasta, anzi, che la polizia a cavallo doveva intervenire a regolare il traffico. E’ evidente che certe cose fanno arrabbiare. Di piu: i giovani che vedevano gli ottanta quadri del giovane Ilya dichiaravano: Abbiamo trovato il pittore della nostra generazione. La Gazzetta Letteraria scriveva: Per la prima volta abbiamo trovato nell’arte l’uomo normale, com’e. La Pravda giovanile recensiva positivamente anch’essa. E gli accademici scattarono, accusando Glazunov di deviazionismo ideologico scatenando una polemica non ancora chiusa se ancora recentemente le Isvestia hanno registrato che «la discussione giovane intellettuale russo (e cosi un po’ per tutti) che «pensa appassionatamente» e per il quale le questioni ideologiche sono fondamentali. E’ lui stesso che si intervista, insistendo su questo binario.

«Alcuni pittori sovetici miei coetanei guardano alle piu recenti esperienze formali occidentali. Bene, dico, e utile: dobbiamo sapere tutto, conoscere e essenziale. Ma il nostro humus e la pittura nazionale. Io credo nella vecchia pittura russa. Le icone, conosce le icone, vero? Matisse o Modigliani Gauguin o Picasso o Buffet: hanno studiato e imparato dalle nostre icone. Io le amo. E se qualche giovane pittore russo non le ama abbastanza, e perche non le ha studiate abbastanza».

E’ chiaro che, a questo punto, con le icone di mezzo, ci scappa una domanda sulla «partitarieta» in arte, o comunque sull’atteggiamento ideologico dell’artista: «Mi lasci citare Aristotele – risponde Glazunov. – Vorrei raccomandare ai giovani, diceva, di guardare gli affreschi dei grandi pittori: si sentiranno allora l’anima piu grande. O potrei citare Puskin: l’arte sveglia l’anima buona. Cio che non amo e non accetto e la retorica e la demagogia moralistica. Tra la moralita e il moralismo c’e la stessa differenza che tra la realta e l’allegoria, nel migliore dei casi. In arte esiste un criterio soltanto l’uomo. Un altro scrittore del passato disse pero, e questo e essenziale: quando un ricco guarda una aurora dal suo palazzo e un povero guarda un’aurora dalla sua catapecchia vedono – cioe sentono – due cose diverse. L’arte e la lingua del cuore. Ma ogni lingua esprime un pensiero, cioe una concezione del mondo. Io amo l’uomo com’e, lo vedo com’e. Quello che non posso esaltare e, conseguentemente, l’uomo burocratico».

«E della pittura italiana, che ne pensa?». «Origini conсrete. L’astrattismo – insomma – e appunto astratto». «Quanto alla Lollo, invece…». «E veniamo pure alla Lollo – dice. – La conobbi a Mosca, c’era venuta per il Festival del cinema. Trombadori accompagno lei, Luchino Visconti, Marisa Merlini a casa mia. Schizzai loro un ritratto, lo apprezzarono. Gina mi scrisse lettere che mi piacquero molto, mostravano che lei mi aveva capito. Mi ha invitato in Italia per farle un ritratto ad olio, ed eccomi qui. Ma non solo per questo: ho anche parecchi altri ritratti in programma».

«Le piace Gina, non solo come soggetto intendo?».

«E’ una delle piu belle donne che io abbia mai veduto. E straordinariamente italiana, questo oil punto, una meravigliosa bellezza italiana».

«Sua moglie come si chiama?».

«Nina, sta per licenziarsi in pittura, studia all’Accademia. Voleva chiedermi se e gelosa? Per niente: con Gina, sono diventate amicissime».

E’ abbastanza frequente invaghirsi della piu bella amica della propria moglie… Glazunov, il giovane arrabbiato, ride: «Un nostro grande poeta, Alessandro Blok, scriveva: «In tutto il mondo non ho che due donne, nel cuore. Una e mia moglie. L`altra sono tutte le altre donne insieme»».

Tutto sommato, ha ragione luj quando dice che italiani e russi si assomigliano. E hanno torto coloro che vogliono mettergli l’etichetta dell’arrabbiato: e un uomo dalla ragione appassionata.